sabato 14 luglio 2012

Le voci inattese

Qualche settimana fa ho finito una viola.
Il mio metodo di costruzione prevede che le parti componenti lo strumento (tavola, fondo, fasce, manico, tastiera) vengano lavorate singolarmente fino ad un certo livello di finitura, poi unite in modo da armonizzare linee e fruscii.
Così è stato per questa viola: ad un certo punto, persuaso dalla morbidezza delle linee e dalla dolce e piena rotondità dei fruscii amplificati dalla cassa è sbocciata all'improvviso e non ho potuto fare altro che fermarmi e cominciare la verniciatura per dare colore e profumo a questo nuovo fiore (so che ad alcuni sembrerà una visione troppo romantica e mistica: me ne frego!).
Completata anche la verniciatura, era finalmente ora di sentire la vera voce: non più fruscii da interpretare, non più tocchi sordi ma suono, grana, colore!
Il venerdì dopo avevo un appuntamento con Elena, una ragazza alla ricerca di una viola. E' sempre un momento particolare mettere in mano ad un musicista lo strumento appena finito, in un momento, un rapporto esclusivo si apre ad un'altra persona; a me lo strumento piace, ma si sa: "Ogni scarrafone.." Chissà se si aspetta qualcosa di diverso...Ansia da prestazione. Ci sono delle volte che mi verrebbe voglia di strappare dalle mani lo strumento appena affidato, non sopporto quell'atteggiamento di sufficienza e superficialità che ha qualcuno, qualche volta: "uhm, si, bello, ma si sente che è nuovo.." Oppure dopo 10 note (le prime magari) : "sì, bello, mi piace più sui bassi/alti.." Ma cazzo, dagli un minuto! Scaldalo un attimo! Cerca una connessione! Esploralo! Suonalo un po!
Elena alla fine è arrivata e con dolcezza e attenzione ha osservato la viola girandola tra le mani, ha riempito gli  occhi e con curiosità ha pizzicato le corde. Piano la stanza si è riempita delle loro note e io ho assistito ad una danza della scoperta. Il tempo di trovare sintonia e quelle due già facevano musica! Soddisfatta del primo test, Elena ha deciso di portare via la viola in prova per qualche tempo.
Quando è andata via io ero soddisfatto della viola e contento per l'incontro a cui avevo assistito: davvero, l'ha gustata come una buona cioccolata, un buon vino, un buon pane, assaporando e cogliendo quelle sfumature che arricchiscono il sapore.
Pensavo proprio alla differenza tra l'inizio della vita di questo strumento, tanto diverso da quello raccontato qua sotto in "I miei violini viaggiano più di me", un distacco più netto con una lontananza fisica importante; mandato allo sbaraglio da solo quel violino e accompagnata per mano questa viola con il piacere di assistere alla nascita della voce, sentire le impressioni di chi la suona.
Facevo queste riflessioni, quando nella posta elettronica mi è arrivata la mail di una ragazza che, leggendo questo blog, ha riconosciuto il suo violino nuovo in quello raffigurato nell'altro articolo. Mi ha scritto per farmi sapere com'era andata a finire e quanto sia contenta con il suo violino!Stanno programmando di venire in Italia e probabilmente passeranno a trovarmi in bottega la prossima primavera, giusto in tempo per il controllo annuale!!

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